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'VENTI ed EVENTI, ragionando sui fatti della politica' a cura di Micky De Finis del 3 marzo 2012
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'VENTI ed EVENTI, ragionando sui fatti della politica' a cura di Micky De Finis del 3 marzo 2012
03/03/2012

http://www.studio9tv.com/zoom.asp?id=2190

VENTI ED EVENTI
di Micky de Finis
2 marzo 2012

L’onorevole commissario
Salve.
L’improvviso clima primaverile di questi giorni, indubbiamente benefico sul piano corporale e spirituale, deve aver avuto effetti collaterali parecchio intriganti, ancorché prevedibili nel partito dell’Italia dei Valori, formazione nella quale intendo oggi mettere il naso.
Non è semplice curiosità la mia, posto che il motivo di questo interesse è dato dalla cronaca, perché dovete sapere che da martedì ultimo scorso, nel partito di Antonio Di Pietro a Foggia è arrivato il commissario. Questo vuol dire che, con un provvedimento monocratico sono stati rimossi, messi cioè nel nulla gli organismi direttivi democraticamente eletti dal congresso.
Orazio Schiavone, medico dentista di professione, consigliere regionale e capogruppo del partito in Regione, è stato così sollevato dall’incarico di segretario del partito, circostanza questa non irrilevante nel percorso di un uomo politico, perché rischia di lasciare un’ombra dal sapore screditante sulla persona e soprattutto sul suo operato.
Ecco, credo che già il semplice sentore di questo pericolo può bastare, dal mio modesto punto di vista, per giustificare un ragionamento a tutto tondo sulla vicenda di cui vi parlo, per la necessità di arginare nell’angolo la cultura del sospetto che traspare e che equivale alla cultura della viltà, soprattutto quando il sospetto viene ad insinuarsi in politica, come nel caso di specie.
Sono sempre stato convinto che un partito commissariato è come una caserma rottamata, un luogo comunque grigio e triste dove si conservano cimeli impolverati di glorie passate. I partiti sono per definizione luoghi di discussione, anche di divisione aspra, ma pur sempre spazi perennemente aperti alla pratica della parola, ai confronti e agli scontri perché la politica è per antonomasia l’arena del dialogo.
Ora, senza voler star qui ad indagare sulle ragioni degli uni e degli altri, vorrei semplicemente rimarcare alcuni aspetti di una storia che reputo per certi versi incresciosa e a tratti grottesca, appunto quella che si è venuta a consumare sotto il sole di Foggia, in un partito che si dichiara liberale!
Orbene, che i rapporti tra Orazio Schiavone e Antonio Di Pietro non scivolassero più sulle note musicali di anema e core è cosa risaputa ed è inutile costruire motivazioni pusillanimi come tenta qualcuno di fare, perché notoria non egent probatione, nel senso che i fatti noti non hanno bisogno di prova.
A me pare, questo il punto, che la gestione del partito in Puglia per Di Pietro è sempre stato un problema, non un piacere, impegnato com’è a tenere in cassaforte il consenso parlamentare dal quale trae forza contrattuale ed economica, le uniche forze che probabilmente gli stanno veramente a cuore. Ma su questo specifico argomento, carico di velenose polemiche ancora tutte aperte e appese non vorrei parlare oltre, perché non è mia intenzione star qui a fare i conti in tasca a Di Pietro.
Quel che è fuori discussione è che una volta caduto Berlusconi è caduta anche la foglia di fico, perché Antonio Di Pietro ha perso il suo unico obiettivo politico che era anche il suo unico e vero argomento forte, perché poi va detto che un limite di Di Pietro sta proprio nel non aver mai avuto una linea politica chiara, intellegibile, in quel suo fare un po’ generalista, populista e qualunquista, un sinistro un po’ maldestro mi verrebbe da dire, ma con la simpatia che ho provato e continuo a provare per il personaggio.
Ovvio che Schiavone cominciasse a guardare altrove, anzi oltre Di Pietro, perché la politica, se esercitata nel quadro di un progetto di servizio alla comunità dell’eletto, come ritengo sia nel suo caso di Schiavone, non può arenarsi o esaurirsi nelle sufficienze di una linea dettata sul versante della vaghezza e della estemporaneità.
Alla fine, al caos interno già avvelenato e irrespirabile, all’incertezza di una prospettiva politica di lungo respiro, all’assunzione di una linea dura verso lo stesso governo Monti, insieme ad atteggiamenti di scarsa coerenza con gli stessi alleati del centro sinistra, tutto questo ha portato Schiavone ad assumere gradualmente una posizione critica e progressivamente un atteggiamento di sempre maggiore distacco anche verso il personaggio Di Pietro, con il quale pure è intercorso un rapporto di amicizia non solo politica e lo dico per dati di fatto che conosco direttamente.
In una condizione così carica di confusione pomposamente pompata, in cui è probabile che abbiano pure trovato spazio mestatori improvvisati e donnette in cerca d’autore, cosa si è pensato di fare? Lo avete sentito, lo avete letto sui giornali. E’ arrivato un parlamentare abruzzese dal cognome polacco che si è autoproclamato commissario!
Io ho incrociato un paio di volte l’onorevole Augusto Di Stanislao, questo il nome del commissario mandato da Di Pietro in Capitanata per mettere sotto tutela il partito. Per quel che ne so, dal giorno dopo l’avvenuta incoronazione nella redazione di un giornale locale, altro aspetto pirandelliano è rimasto ben poco da tutelare nel partito perché è iniziato un esodo che, se dovesse continuare con la lena intrapresa, è destinato a svuotare questa forza politica, motivo per il quale Di Stanislao corre il serio rischio di rimanere commissario di se medesimo, in una caserma svuotata che è come una chiesa sconsacrata.
E’ anche vero che l’amicizia forte tra Michele Emiliano e Orazio Schiavone può aver corroso un rapporto che era già liso, ma questo conferma, come diceva Carlo Sforza, che la politica è un condensato di sentimenti ma anche di risentimenti.
Come che sia, non so come Di Stanislao potrà assolvere insieme tutte le funzioni che porta sulle spalle, visto che dovrà lavorare da parlamentare, è coordinatore provinciale a Teramo in Abruzzo, è commissario regionale nella Puglia, adesso è anche commissario provinciale a Foggia. Deve, evidentemente, avere spalle larghe, molto robuste per reggere l’impegno, beato lui!
Invero ho anche pensato che nel clima un po’ monarchico venutosi a determinare intorno alla caserma, vuoi vedere che il personaggio coltivi l’ambizione di farsi incoronare Vice Re di tutte le Puglie?
Questo è quanto. Ognuno dunque prenderà la sua via, Schiavone verso Emiliano, questo è certo, Di Stanislao verso non saprei dire dove. Sento però, da conterraneo, di dover augurare comunque buona fortuna al commissario viandante, non senza rammentare quanto diceva Publilio Siro: la fortuna è come il vetro! Più brilla più è fragile.
Alla prossima.

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