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FOGGIA – MELFI: UNA GLACIALE ODISSEA SULLA STATALE SS655
Attualità
FOGGIA – MELFI: UNA GLACIALE ODISSEA SULLA STATALE SS655
10/02/2012
FOGGIA – MELFI: UNA GLACIALE ODISSEA SULLA STATALE SS655

«14 ore bloccato in autobus nella neve... 4 km a piedi sotto la bufera per prendere un mezzo alternativo e tornare a casa.. E c'è chi ancora è li ad aspettare che i soccorsi riescano a liberare la strada. Non voglio polemizzare con i carabinieri e con la protezione civile, ma non si può essere così................. bocca mia taci!!! Grazie ai ragazzi dell'esercito».
Con queste parole, un amico, Antonio Di Cesare, che lavora presso lo stabilimento della Barilla ubicato nella Zona Industriale di San Nicola di Melfi (PZ), ha commentato su Facebook il suo tanto atteso ritorno a casa. Con lui un altro caro mio amico, Davide Spera, e tanti altri operai dell'indotto FIAT-SATA e camionisti che hanno trascorso al freddo la notte tra il 7 e l’8 febbraio 2012.
A pochi chilometri dal polo industriale lucano, e precisamente a circa 15, sulla SS655 nei pressi del distributore di carburante “Rio Salso”, poco più in la dello svincolo per il casello autostradale di Candela (FG), ieri 07 febbraio alle ore 21.20 circa, il pullman della SITA, l'azienda di autotrasporto della Regione Puglia che accompagna gli operai della suddetta area industriale tra cui i miei amici, si è fermato per impossibilità di transito. Strada ghiacciata e bloccata da due tir messi trasversalmente poco più avanti e alcune auto fuori carreggiata, ha impedito che il “treno” di pullman e autosilo di farine che si era formato sulla SS655 continuasse il tragitto. Gli operai dopo aver allertato tempestivamente i comandi della Polizia Stradale e dei Carabinieri, e la SITA, trascorsa circa un'ora, son caduti nel panico, spaventati dalla oramai sicura notte da trascorrere in strada, col solo caldo dei condizionatori del mezzo ospitante.
In sintesi le fasi dell’(ag)ghiacciante nottata raccontata da Antonio e Davide:
«La notte avanzava e i minuti trascorrevano. Quand’ecco sopraggiunge un'auto dei Carabinieri che si accertano delle condizioni dei passeggeri, consigliando di rimanere al chiuso poiché i soccorsi arriveranno appena possibile. Fa freddo e i sedili dei pullman sono scomodi per dormire, mentre le batterie dei mezzi cominciano a raggiungere lo zero energetico. La Protezione Civile si fa desiderare e appena controlla gli sfortunati lavoratori e camionisti, offrendo loro del tè caldo ma senza agire per il trasferimento dei pendolari. La notte inizia inesorabile e con essa si vanificano le possibilità di rientro a casa di chi è lì a patir freddo, fame e sete. 14 lunghissime ore, senza un aiuto sostanziale, che giustamente hanno irritato noi e di chi ha trascorso la notte in strada. 14 ore interminabili con un solo tè caldo e in compagnia del telefonino per comunicare con il resto del mondo. 14 ore fredde e paurosamente inesorabili, senza un pasto caldo, né un medico. Ed ecco che alle prime luci dell'alba i Carabinieri si ripresentano per dar la notizia che l'Esercito era in arrivo per liberare la strada dai mezzi pesanti che ostruivano significativamente la viabilità. E mentre svaniva il brutto ricordo delle ore trascorse senza neanche intravedere un’auto della Polstrada, un'ola seguita da un coro di “finalmente si ritorna a casa” si è alzato dai sedili di quei pullman oramai senza un watt di energia delle batterie. Ma l'odissea non sarebbe stata tale se non avesse avuto un finale clamoroso. Infatti, dopo ripetute telefonate e preghiere da parte nostra e di tutti i pendolari, la SITA decide d'inviare un loro mezzo per prelevarci e accompagnarci a casa.
Tutto bene da ora, solo che l'appuntamento non era li, bensì a 4 km, nei pressi di un’area di servizio che permetteva la svolta a “U” del pullman. 4 km percorsi a piedi, tra neve, freddo e forte vento, senza accompagnatori in divisa, che potevano far da spola, almeno per carità umana, 4 km più la nottata in strada terminati con il rientro a casa dopo 14 eterne ore».
Da quando mi è stato raccontato, si evince a chiare lettere che i soccorsi son stati lenti, si son fatti desiderare e senza un'ombra di un medico che potesse accertare le condizioni di salute degli sfornati pendolari e camionisti intrappolati dal gelo e nel buio. Per farla breve è stata una notte all’insegna dell’avventura non calcolata, trascorsa nei pullman e nei camion in pieno o quasi abbandono. Da porre in evidenza una Protezione Civile ai minimi termini, quasi a dire che i soccorsi fossero in deroga alla fattibilità degli enti preposti e non di chi è stato addestrato a simili scenari.
Incapacità o cattiva organizzazione?
Credo che qualcuno debba dare spiegazioni e subito giacché il clima polare si protrarrà per giorni, e la SS655 sarà interessata da traffico e nuove ondate di neve e gelo. Ora la statale è stata chiusa al traffico, ma nelle ore successive, quando verrà riaperta alla viabilità, sarà monitorata adeguatamente?
E dire che il tratto stradale interessato dai blocchi dei mezzi permetteva con auto l'intervento rapido dei soccorritori poiché le auto dei Carabinieri erano continuamente in circolazione.
Lasciar in strada per tutta la notte gente che si stava recando al lavoro, a me pare pura follia mentale di chi doveva intervenire tempestivamente, oltre che inadeguatezza del ruolo pubblico che ricopre e irresponsabilità e menefreghismo palese.
Mi sa che la tesi di Gianni Alemanno, Sindaco di Roma, che la Protezione Civile ha bisogno di essere ristrutturata dopo l'uscita di Bertolaso per la «totale mancanza d’indirizzo e coordinamento», prenda forma nella vicenda appena raccontata. Aggiungo, e termino, che qualche Comandante delle locali stazioni dei Carabinieri e della Polstrada debba recitare il “mea culpa” per aver sottovalutato le interminabili e fredde 14 ore.

Ad Maiora
NICO BARATTA
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