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AL COMUNE DI FOGGIA ENNESIMO “CONTRORDINE COMPAGNI” SULLA GESTIONE DEL SERVIZIO DI IGIENE URBANA.
Politica
AL COMUNE DI FOGGIA ENNESIMO “CONTRORDINE COMPAGNI” SULLA GESTIONE DEL SERVIZIO DI IGIENE URBANA.
09/05/2013
Riceviamo e integralmente pubblichiamo una nota pervenuta da Lucia Lambresa, già vicesindaco nella giunta Mongelli.

AL COMUNE DI FOGGIA ENNESIMO “CONTRORDINE COMPAGNI” SULLA GESTIONE DEL SERVIZIO DI IGIENE URBANA.
Una nota di Lucia Lambresa e del gruppo di lavoro del suo Movimento Politico
Apprendo dagli organi di informazione che il Comune di Foggia congiuntamente con l’AMIU di Bari sta lavorando al progetto di una grande società pubblica di igiene urbana, a completo capitale pubblico. Insieme agli amici di sempre e ad esperti del settore abbiamo approfondito la tematica e ho fatto miei alcuni spunti di valutazione, che offro all’attenzione degli organi di informazione, sperando che gli stessi siano già all’attenzione dei “soliti esperti del Comune”, non meglio identificati, che finora non hanno certo brillato su questa questione. Queste considerazioni vengono fornite come contributo per una definitiva soluzione del servizio pubblico dei rifiuti della città di Foggia, che ridia serenità ai lavoratori e alle loro famiglie. Certo non è una scelta che avrei fatto io. Infatti resta il disappunto su come tutta questa questione è stata trattata da Mongelli and company e non cambia la mia opinione circa la preferenza di una società in house tutta foggiana, visto che non è stato possibile salvare l’Amica spa. Restano anche tutti gli interrogativi su ritardi e omissioni. Ma se questa è la scelta politica, visto i “fallimenti delle precedenti strategie”, speriamo operino con maggiore attenzione! Tale progetto, sempre per notizie assunte a mezzo stampa, consentirebbe “ lo sbocco anche occupazionale “ della platea degli ex dipendenti di AMICA e DAUNIA AMBIENTE, in quanto in una nuova società in house non vi sarebbe posto per tutti i dipendenti per i vincoli finanziari posti dalla “ spending review “ . Secondo gli esperti, non sappiamo se del Comune o dell’AMIU, i lavoratori, già assunti dalla Società barese, con l’allargamento della compagine societaria avrebbero un futuro garantito. L’allargamento del capitale sociale tra il 15 ed 30 %, garantirebbe i livelli occupazionali e lo svolgimento del servizio pubblico. Va innanzitutto detto che i lavoratori del settore di igiene urbana sono stati assunti con un contratto “ a tempo indeterminato sino a fine cantiere “ cioè fino a quando l’AMIU spa espleterà il servizio di igiene urbana per il Comune di Foggia Ed, infatti, il servizio è stato attualmente affidato, in forma diretta e temporanea, alla Società barese, in regime di urgenza e necessità, con l’adozione di un’ordinanza autorizzativa del Governatore Vendola. Al termine di tale periodo massimo, previsto dal d.lvo n.152/2006, il Comune di Foggia dovrà decidere definitivamente per l’affidamento del servizio pubblico dei rifiuti . L’art.3, comma 32 –ter, della legge finanziaria 2008, ancora vigente, prevede che per l’assunzione di nuove partecipazioni societarie devono essere effettuate le verifiche di compatibilità e di inerenza con le finalità istituzionali. E’ necessario, pertanto, nella deliberazione della Giunta Comunale per l’ingresso nella società barese fare riferimento a questa norma con l’indicazione che sussiste la compatibilità della partecipazione con la mission dell’ente e che la scelta dell’intervento tramite la partecipazione societaria risulta la più efficace e/o efficiente per la realizzazione delle proprie finalità istituzionali. Tale deliberazione deve essere inviata alla competente sezione della Corte dei Conti. Come noto, con D.P.R. 18 luglio 2011 n. 113 ( Abrogazione, a seguito di referendum popolare, dell’articolo 23-bis del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 133 del 2008, e successive modificazioni, nel testo risultante a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 325 del 2010, in materia di modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica), è stata dichiarata l’abrogazione, a seguito di referendum popolare, dell’art. 23-bis del d.l. n. 112/2008. Alle amministrazioni pubbliche, quindi, è consentito l’affidamento senza gara di contratti pubblici (appalti e concessioni) specie nel settore dei servizi. Ciò è possibile quando: l’ente appaltatore esercita sul soggetto affidatario (cd. società in house) un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi e tale soggetto affidatario realizza la parte più importante della propria attività con l’ente o con gli enti che lo controllano. il requisito del controllo analogo nel caso di società pubbliche con pluralità di soci è già stato oggetto negli anni passati, ancor prima dell’intervento referendario e della Corte Costituzionale, di varie pronunce giurisprudenziali del Giudice europeo e di quello dell’ermellino, che definito la perimetrazione giuridica dell’istituto in parola. Questa è la considerazione più importante e che mi ha spinto ad intervenire, anche perché ho sempre evidenziato come una, se non la più importante, delle cause del fallimento delle due società partecipate locali sia stato il mancato esercizio di tale controllo da parte della Proprietà. Ed infatti senza il controllo analogo non vi può essere legittimato l’affidamento in house. La questione, quindi, è essenzialmente diretta a stabilire in quali circostanze e termini si possa ritenere che gli enti pubblici titolari di una partecipazione minoritaria o, addirittura, di minima entità nel capitale di una società strumentale, arrivano, o meglio, possano esercitare su quest’ultima un controllo analogo a quello da essi esercitato sui propri servizi. Anzi, più concretamente, se tale presupposto (controllo analogo) risulti soddisfatto in una fattispecie, come quella in discussione, con la semplice partecipazione al capitale sociale con percentuali dal 15 al 30 %. “ I patti parasociali itercorsi fra i due enti pubblici “ dovranno essere idonei a garantire un controllo effettivo della società al Comune partecipante ”. Il Comune di Bari non potrà conservare un “ peso “ incomparabilmente maggiore rispetto al Comune di Foggia, e mantenere una capacità decisionale egemonica all’interno della società. La facoltà di controllo concessa al Comune di Foggia, anche se esercitata in forma congiunta, deve essere sufficiente per determinare un’influenza qualificabile nell’adozione delle decisioni e nella fissazione degli obiettivi della società”. In altri termini la partecipazione societaria risulterebbe solo la “ veste formale di un contratto di prestazione di servizi ” il cui affidamento necessiterebbe del previo espletamento di una gara pubblica. Tutto ciò comporterà dei diretti effetti sull’attuale gestione della società barese, tale da mutare anche i rapporti con la sua Proprietà. In positivo, sono da ritenersi indici minimi del controllo analogo, e quali poteri di vigilanza:
- l’obbligo di trasmettere mensilmente i verbali delle riunioni del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, l’ordine del giorno delle adunanze del medesimo consiglio di amministrazione ai Sindaci;
- l’obbligo di trasmettere trimestralmente ai Sindaci una relazione sull’andamento della società, con particolare riferimento alla qualità e quantità dei servizi resi ai cittadini nonché ai costi di gestione in relazione agli obiettivi fissati;
- i poteri di nomina e revoca di un rilevante numero di amministratori e sindaci.
Ovviamente spero che quanto innanzi esposto non sia ritenuto come una mia strumentale visione della problematica in questione affetta da vuoto e precostituito campanilismo. Se questa è la strada scelta dall’Amministrazione è opportuno procedere con correttezza e rispetto delle norme e l’obbligo del controllo analogo, tra l’altro previsto dal legislatore nazionale e voluto da quello europeo, deve essere rispettato ed osservato. Inoltre, credo che sia opportuno evidenziare che questa partecipazione alla compagine barese del Comune di Foggia non possa essere definita come l’unico mezzo giuridico per assicurare il posto di lavoro ai dipendenti delle società fallite perché con la nuova società in house ciò non sarebbe possibile, perchè non è esatto. Infatti, il costo del personale dipendente della Società partecipata dai Comuni di Bari e Foggia , dovrebbe essere inserito pro quota necessariamente nel bilancio comunale ai fini del rispetto del patto di stabilità, in quanto società che vivono prevalentemente delle risorse finanziarie ed economiche degli enti partecipanti. Ed, infatti, anche, nelle società partecipate da più enti pubblici , l’ente, socio minoritario è obbligato ad accollarsi una parte delle spese della società, anche se la sua partecipazione non dovesse garantirgli alcun controllo sulla stessa. Quest’ultima ipotesi non è sicuramente riferibile alla proposta formulata dal Comune di Foggia di aderire alla compagine barese dell’AMIU, per la mancanza del controllo analogo. Infine, questa scelta politica dell’Amministrazione Comunale deve essere sostenuta da un progetto tecnico, da un piano di impresa, da un piano dei servizi, da documenti ed atti tecnici ed amministrativi come se si dovesse costituire un nuovo soggetto giuridico, solo così si potrà giustificare l’affidamento diretto, in house, all’AMIU spa. Per quanti consulenti sono stati pagati non si è mai avuta traccia di tale lavoro, speriamo in meglio per il futuro.“
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