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Crisi o interessi diretti ?
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Crisi o interessi diretti ?
07/08/2012
Comunicato stampa n°2/2012

Crisi o interessi diretti ?

FOGGIA – In questi giorni in cui è stata resa pubblica la notizia della probabile costruzione di una serie di nuovi insediamenti commerciali nell'area dell'ex zuccherificio Sfir, e non solo, presso la zona industriale Asi, composti da strutture di medie e grandi dimensioni food e non food, CONFuturo apprende con un certo stupore le dichiarazioni rilasciate ad alcune testate locali del componente di giunta ed ex presidente di Confcommercio, Matteo Biancofiore, in cui lui stesso afferma che i piccoli esercizi rionali stanno riprendendo quota, e che le recenti aperture di strutture di medie dimensioni alimentari (n.d.r. Lidl & Eurospin) non stanno, a detta sua, creando alcun danno ai supermercati medio piccoli del nostro territorio, ma anzi hanno aiutato ulteriormente il commercio di vicinato. In risposta a queste affermazioni, due importanti operatori del settore quali Rino Renzulli (titolare supermercati Gruppo Sigma & Despar) e Nicola Cardone (Carni & Affini), in rappresentanza degli alimentaristi di CONFuturo, si permettono di dissentire dalle dichiarazioni del sig. Biancofiore, dichiarando che tutto ciò non e' assolutamente rispondente alla triste realtà che le strutture alimentari medio piccole stanno vivendo, realtà che già vede una forte crisi generale, sfociata in un minor potere d’acquisto da parte delle famiglie. Il continuo proliferare di strutture di vendita medio grandi, organizzate in maniera industriale, ha reso ancora più arduo il compito di vicinato delle piccole e medie strutture di quartiere. Se la città di Foggia, infatti, riesce ad esprimere un certo potenziale economico di acquisto, la nascita di queste importanti strutture di vendita, non fa altro che suddividere ulteriormente la torta, a discapito dei piccoli e piccolissimi esercizi di vicinato, molti dei quali sono in seria difficoltà o addirittura vicini alla scomparsa. E’ opportuno ricordare che, la chiusura di un punto vendita di vicinato, porta non solo al licenziamento del personale, ma crea un danno all’intera filiera economica locale, visto e considerato che i piccoli supermercati, al fine di differenziare la propria offerta qualitativa, si riforniscono molto spesso da produttori ed aziende locali, aziende che a loro volta sono rappresentate da agenti di commercio locali e così via, innescando un meccanismo volto a creare un benessere diffuso sul territorio, e questo fa si che i capitali rimangano nella nostra zona e non prendano altre strade, cosa che invece avviene con i grandi gruppi industriali per la maggior parte proprietà di aziende del nord Italia.
Inoltre gli esercizi di vicinato, nonostante le ingenti tasse di pubblicità a cui sono sottoposti, con l'accensione delle loro insegne, illuminano le strade “buie” ed i marciapiedi dissestati della nostra città. Il ruolo dei piccoli commercianti, dunque, è volto a svolgere anche un ruolo sociale al servizio del cittadino, e non capiamo come un sindacato che dovrebbe viaggiare sulla nostra stessa lunghezza d’onda possa schierarsi a favore delle medie/grandi superfici. Precisiamo una cosa, CONFuturo è assolutamente favorevole a tutte le iniziative imprenditoriali, ancora meglio se dedite al commercio, che contribuiscono ad innalzare i livelli occupazionali locali puntando fondamentalmente sui giovani. Ma, il tutto deve essere ponderato e commisurato, se non addirittura concordato, con le possibili ricadute occupazionali negative che si possono venire a creare a seguito della chiusura di numerose piccole e piccolissime attività che si troverebbero in difficoltà. Secondo noi è molto importante creare occupazione e convogliare risorse sul territorio, ma salvaguardando il tessuto imprenditoriale locale. Alla Confcommercio evidentemente le piccole (si fa per dire) quote associative delle centinaia di esercenti che per anni hanno fatto la fortuna dell’associazione,non interessano più, perchè ha fatto la scelta di stare con i grandi centri,e allora bastano anche pochi dipendenti per “non” dare servizi. Ma le piccole e medie imprese hanno occhi e voce per vedere e gridare tutto il loro disappunto e prendere decisioni adeguate. Lasciamo ai commercianti ed alla città valutare con serenità le posizioni e decidere chi concretamente cerca di costruire qualcosa per un futuro migliore, e chi invece probabilmente non ha nessuna intenzione di farlo.
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