Salve.
La prossima settimana andrà ad aprire i battenti la Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia di Foggia, giunta ormai alla sua 63esima edizione. Una storia che ha più di mezzo secolo e che pur tra alterne vicende ha marcato in maniera profonda l’economia della nostra società, in qualche maniera anche quella del Mezzogiorno d’Italia.
Penso che la comunità di Capitanata debba rivalutare la consuetudine di un tempo che contrassegnava sempre questo evento come un momento significativo della vita locale e non solo. Del resto gli sforzi degli attuali vertici mirano a rilanciare il ruolo dell’Ente Fiere di Foggia, una rassegna specialistica antica che si perde nella notte dei tempi come mi conferma il buon Antonio Vitulli, memoria storica di quella realtà.
Per l’occasione l’invito del presidente Cannerozzi e del segretario generale Ursitti preannuncia l’interessante visita del professor Braga, che nel governo Monti è Sottosegretario di Stato al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dunque una vetrina di certo importante, anche un’occasione direi per operare un supplemento di riflessione piena sull’economia, in una fase certo non allegra per l’azienda Italia.
Ovviamente l’idea di rilanciare la Fiera e tutto ciò che questo può significare dovrebbe coinvolgere tutti gli attori istituzionali del territorio, perché la nostra provincia ha bisogno soprattutto di sinergia per fare sistema, per rilanciare cioè le opzioni che servono a sbloccare uno sviluppo che è inceppato, signori cari.
Devo dire che in questa logica fatico a capire come possa collocarsi la scelta della Camera di Commercio di Foggia di delocalizzare a Manfredonia Euro & Med Food che ha chiuso i battenti giovedì ultimo scorso.
Voglio dire che nel momento in cui tutti dichiarano di volersi impegnare a rilanciare la Fiera, trovo quanto meno strano che si scelga di celebrare in riva al mare una rassegna che per i suoi contenuti non può che non essere una pagina anche tra le più importanti della Fiera di Foggia, mi pare!
Qui a Teleblù sono state pure rappresentate le ragioni di questa scelta. Lo ha fatto Di Mauro che è segretario in Camera con argomentazioni che i più hanno trovato poco coerenti con la logica di sistema che si tenta di costruire e vi dirò il perché.
Intanto un Euro & Med Food consumato a Manfredonia consegna più l’idea di un Euro & Med only Fish, che può anche essere una cosa gradevole, a patto però che nessuno poi si metta nella testa l’idea di prendere a pesci in faccia gli abitanti della Capitanata, che hanno invece il diritto di capire perché accadono queste cose.
Vedete, battute a parte è davvero inspiegabile come un Ente, la Camera di Commercio, socio della Fiera di Foggia decida ex abrupto di esportare a Manfredonia una rassegna specialistica che qualunque vetrinista andrebbe ad allestire solo nella casa madre. Dico meglio: se si deve fare una partita di pallone dove si va, allo stadio, mica al mercato?
Ora, anche la circostanza messa in bella evidenza che in questa edizione è mancato l’aspetto espositivo ed abbia invece prevalso il faccia a faccia, l’incontro tra i buyers esteri, non può togliere nulla all’indimostrato teorema che questo evento non si poteva fare che a Foggia, nella sua Fiera, cari amici che mi sentite e che mi leggete.
D’altro canto, la Camera di Commercio è un Ente locale e la parola Ente altro non è che il participio presente del verbo ens entis, che vuol dire che è! Ora, la domanda nasce spontanea: cos’è la Camera di Commercio da noi? E’ forse un asteroide che decide di andare a seminare dove vuole il padrone delle ferriere di turno? Mi pare che non può funzionare così, anche se da tempo la Camera di Commercio ha preso a giocare in proprio, ha smesso di ascoltare il territorio e i suoi livelli istituzionali, dimenticando che bisogna sempre rispondere alla domanda di ascolto quando si rivestono ruoli pubblici.
Io ho parlato con il Sindaco di Foggia Gianni Mongelli della questione, gli ho chiesto come va interpretato il suo silenzio sulla perdita di centralità del capoluogo nella vicenda, perché questo è il punto. Ho parlato anche con il Presidente Cannerozzi che, fedele alla consegna, non ha voluto commentare la scelta anche se non ha potuto sottacere che la Fiera ha perso una griffe in questo balzello. Con altri non ho parlato perché ho perso i numeri di telefono in memoria.
Certo, anche Manfredonia fa parte della Capitanata, per carità! Però la scelta, questa scelta va spiegata, giustificata, perché le opzioni pubbliche devono rimanere sempre patrimonio di tutta una comunità, come i soldi pubblici sono della collettività e non solo mezzo strumentale dei gruppi di pressione e di interesse che muovono dietro le quinte, ormai a cielo aperto.
A ben guardare e sentire, l’idea che stia tornando in maniera prorompente il fattore emme, merita altre considerazioni. Perché vedete, giusto per iniziare a parlarci in chiaro, a Manfredonia è in cottura il più grande affare dei prossimi vent’anni, quello legato al Porto di Manfredonia e alle sue aree retrostanti, ghiotti forzieri per milioni di euro che le sottili tattiche di una certa economia già vorrebbe mettere in sicurezza, per garantirle alle sue future generazioni.
Ecco perché bisogna capire, bisogna alzare la soglia di attenzione non solo perché la politica oggi è debole e in parte coinvolta, ma soprattutto perché non esiste un principio etico razionale che prevalga più degli altri, questo vorrei dire a chi lavora nei palazzi e che rimane poco attento a tutto il circostante, impegnati come sono a costruire uffici faraonici come piramidi nel deserto, opere che, dati i tempi, sono come uno schiaffo al rigore che richiede la vita pubblica.
Noi giornalisti abbiamo il dovere di cercare la verità che muove dietro tutti questi cincischiamenti che sono di un silenzio corrosivo. E in questa nostra ricerca nessuno, guardate, potrà dare lezioni senza essere travolto dalle risate degli dei, come ammonì Einstein nel suo messaggio epistemologico sul relativismo contemporaneo.
Ho finito per il momento. Solo per il momento.
Alle poche persone cui non avranno fatto piacere le mie parole, confermo la mia amicizia e dedico, a cuore aperto, una bella massima di Confucio che dice così: non c’è uomo che non possa bere o mangiare, ma son pochi in grado di capire che cosa abbia sapore.
Buona salute a tutti.
