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'VENTI ed EVENTI, ragionando sui fatti della politica' a cura di Micky De Finis.
Attualitą
'VENTI ed EVENTI, ragionando sui fatti della politica' a cura di Micky De Finis.
15/01/2012
Da questa settimana "Venti ed Eventi", la trasmissione televisiva ideata e condotta da Micky De Finis, una nota ed affermata firma del giornalismo locale, approda su studio9tv.com. De Finis si intratterrà con i visitatori della webtv, "ragionando sui fatti della politica", e creando così una sinergia tra l'emittente televisiva TeleBlu, ed il portale di informazione.


http://www.studio9tv.com/zoom.asp?id=2064  

Micky de Finis
14 gennaio 2012
La voce del silenzio
Salve.
La settimana che si conclude mette in copertina due eventi che hanno agitato molto i palazzi della politica nelle ore appena trascorse. Mi riferisco al diniego all’arresto del deputato della PdL, Nicola Cosentino e alla decisione dei giudici della Consulta di bocciare i due quesiti referendari.
La prima vicenda è sicuramente meno importante perché investe poco, anzi per nulla il futuro del Paese. Il destino di Nicola Cosentino, lo sapevano anche le pietre, era consegnato nelle mani dei leghisti, sempre più ago della bilancia negli equilibrismi scalcinati in cui continua a misurarsi Berlusconi. Ma al di là del responso dell’Aula, quel che vorrei qui dire è che la spaccatura ormai insanabile intervenuta nella Lega, la cui capriola salva sicuramente Cosentino dal soggiorno obbligato, non salva la faccia ad un partito ormai sfigurato, con un leader, Umberto Bossi, più precario che mai in una strategia che non sa più di niente, perché dice tutto e il contrario di tutto!
L’unico che invece la faccia la salva è l’ex Ministro Maroni che resta coerente più che mai nella linea di netto distinguo marcata verso i vecchi alleati per i quali, diciamo la verità, non ha mai nutrito grande simpatia.
Dunque, l’onorevole Cosentino non viene arrestato e questo mi sembra un fatto comunque positivo, perché vedete lo dico senza mezzi termini, il Parlamento non è il luogo dove si devono fare i processi e meno che mai penso che i nostri parlamentari debbano decidere con la loro coscienza se uno di loro debba o meno varcare la soglia di un penitenziario. Ancor di più sono del parere che la disciplina di partito sia una grande idiozia, figuratevi se in qualche maniera può essere l’indicatore di una via più o meno etica per stabilire regole intorno alla libertà dell’individuo, che è sacra, persino nel Tibet.
Su questa storia, triste quanto vogliamo, quale che sia l’idea di ciascuno di noi sono convinto che l’unica strada certa per praticare i dettami della giustizia resti quella che la nostra carta costituzionale ha tracciato e affidato ai magistrati chiamati a giudicare le azioni degli uomini secundum alligata et probata. La politica farebbe bene a trarre insegnamento dalla storia, lasciando quindi che i processi restino nella competenza di chi è chiamato a svolgerli.
Vedete, ormai l’imbarbarimento della vita politica rischia di travolgere davvero tutto. L’altra sera mi è capitato di soffermarmi, solo per caso, in una puntata di Porta a Porta inguardabile per i toni e lo scadimento messo in vetrina con il protagonismo deleterio di parlamentari più simili ad avventurieri della politica e non ad interpreti della storia presente.
Questa è una delle ragioni per le quali credo che la via del cambiamento sia ormai irreversibile. Ha fatto bene Carlo Malinconico a dimettersi dall’incarico di sottosegretario nel governo Monti. Il fatto che abbia trascorso un po’ di vacanze in un resort a cinque stelle all’Argentario a spese di un imprenditore indagato, descrive un quadro che non è più accettabile nell’Italia che si va ridisegnando, almeno nelle coscienze. Forse anche il ministro Patroni Griffi dovrebbe pensare se non sia di ingombro la sua presenza in questo governo per via di una casa da lui acquistata di fronte al Colosseo, al prezzo di un box.
Ma veniamo alla questione referendaria. I due quesiti riguardavano l’abolizione del cosiddetto porcellum, che modificò le precedenti norme elettorali per Camera e Senato con un ritorno al proporzionale con soglie di sbarramento e liste bloccate, in favore del mattarellum, ovvero in un sistema maggioritario. Il secondo quesito riguardava invece interventi solo su alcune parti del porcellum.
Adesso, il fatto che il Palazzo della Consulta abbia bocciato entrambi i quesiti, potrebbe aprire la via per un accordo tra PdL, PD e Terzo Polo per cambiare in Parlamento la legge elettorale. Ma bisogna comunque fare i conti con le posizioni critiche della Lega e dell’Italia dei Valori e di tutti quei cani sciolti che non ancora sanno come sono diventati deputati.
Certo, l’idea di Enrico Letta di costituire un Forum tra i partiti della maggioranza per una riforma elettorale accende immediatamente le polveri e non può essere diversamente perché qui, vedete, il nodo da sciogliere è certamente legato al bipolarismo imperfetto che è stato messo in campo, un sistema che funziona poco e male, con un Parlamento i cui membri sono nominati e non eletti, dunque una Camera che è come un gran salotto dove si accede per volere di sette, otto personaggi che decidono chi deve vestire i panni del deputato.
Parlo in questa maniera perché resto un inguaribile proporzionalista e nonostante tutto, conservo una forte considerazione del ruolo dei partiti in una democrazia, così come è scritto nella Costituzione.
Ora sapete tutti che i Partiti, quelli veri, non ci sono più. Sapete anche che le liste dei candidati sono fatte dai padroni del vapore, mi dite allora in che democrazia viviamo?
Georges Sorel diceva che la storia della democrazia offre una curiosissima combinazione di utopie e di miti. Il caso Italia ne è la riprova!
Prima di concludere vorrei toccare alcuni temi che sono venuti in discussione nell’ultimo Quo Vadis, la trasmissione di approfondimento di Teleblù, a cura della premiata ditta Caruso-Santigliano.
Mi sono parsi molto interessanti alcuni contributi che il Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Foggia, Vincenzo Russo, ha voluto offrire nel tentativo mi pare di stimolare le coscienze migliori ad una più responsabile immedesimazione nelle difficoltà in cui ci moviamo, soprattutto a Foggia. Non è la prima volta che un magistrato così importante tocchi queste particolari corde.
Al momento posso solo dire che sto riflettendo sul silenzio che si registra su quelle parole, un silenzio assordante che mi ha fatto tornare alla mente il dilemma che assillava un grande politico come De Gaulle, perennemente incerto se ritenere il silenzio splendore dei forti, o rifugio dei deboli.
Avrei in verità da proporvi anche una terza opzione. Ma ve la dirò la prossima volta. Hai visto mai che qualcuno nel frattempo decida di dare voce al silenzio?

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