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La Bio Eco Agrimm scive una lettera aperta al Procuratore capo di Lucera dott. Domenico Seccia
Attualitą
La Bio Eco Agrimm scive una lettera aperta al Procuratore capo di Lucera dott. Domenico Seccia
04/01/2012
Lettera aperta al Procuratore capo di Lucera dott. Domenico Seccia

Ci rivolgiamo a chi, come noi, vuole contribuire e sollecitare un improrogabile, apprezzabile e pervadente impegno per sostenere l’economia del Sud. Ci rivolgiamo a chiunque si riconosca in questo impegno, soprattutto ai giovani, che spesso non trovano un'adeguata risposta nella difficoltà di trovare un lavoro.
Eccellentissimo Procuratore Capo di Lucera,
ho avuto occasione di leggere il suo libro: "La mafia innominabile". Lei scrive davvero molto bene, con uno stile semplice e diretto; i fatti sanguinari rappresentati nel libro arrivano in maniera immediata all'attenzione di chi li legge, quasi a viverli riga per riga; da ragazzo quale sono ho molto apprezzato questo libro, nonostante il tema forte ed efferato che affronta come quello della mafia del Gargano: omicidi, tentati delitti, vari casi di lupara bianca. Tutto quello che Lei denuncia nel suo scritto, il suo modo di porli, ha lo scopo di farci constatare che in questo mare di morte siamo "soli", "impotenti" e "disperati", perché anche lo Stato non ci rappresenta adeguatamente; giudici e magistrati che ingannano il loro pensiero, che negano l’evidenza dei fatti, che assolvono, che non trattano la mafia come la mafia, ma come faida. E’ fuori discussione, leggendo le pagine del libro, che la criminalità del Gargano è una delle più feroci e pericolose esistenti oggi. Fatti che spaventano, verso i quali mi sento di avanzare più di una considerazione; non tanto per la criminalità che lei espone ma per la Sua indubbia capacità di essere riuscito a cavalcare l’onda della mafia sul Gargano e rilevare con la Sua testimonianza ciò che per anni era scontato: “ Bisognava vincere la credenza che fosse una magia...Non esisteva perché tutti la negavano” , scrive nel Suo libro.
E’ molto inquietante prendere atto che ci siano soggetti non degni che vogliano fare rispettare le loro leggi senza rispettare quelle dello Stato, quelle del vivere civile ed encomiabile, e che per questo sono disposti ad uccidere. Un comportamento criminale è da punire, chiunque sia a commetterlo! Lei ci insegna che dobbiamo tenere aperti gli occhi e mantenere un’azione rigida e di contrasto, affinché questa gente non ottenga il controllo del territorio.
Lei denuncia la mafia sul Gargano.
Io denuncio la mafia delle Istituzioni, quella che non si vede, quella dei colletti bianchi.
Potrà apparire, la mia, come la sonata del solito disco. Ma la mafia non è solo un problema siciliano o del Gargano: meglio avere una percezione elementare di un tale con coppola e lupara, rispetto ad una visione di piccole e grandi attività mafiose svolte da individui che suscitano rispetto solo perché indossano una divisa con le stelline. Si ringrazia chi arresta il boss e non ci si accorge (o forse si finge) che il boss vero è colui che manovra e ingarbuglia i fascicoli nei tribunali, nelle procure, e quell'altro è semplicemente un delinquente marginale. Non enfatizzo se dico che oggi l’identikit del mafioso non corrisponde più a personaggi come Totò Riina o Alfredo Provenzano. Oggi tutto è cambiato, e possiamo parlare di ‘borghesia mafiosa’. Tutto è cambiato e, quindi, dobbiamo cambiare anche noi e riflettere per contrastare e sconfiggere la mafia che non si vede, la mafia dei colletti bianchi, la mafia di chi entra ed esce dai tribunali, dalle procure , dagli uffici istituzionali controllando documenti e pilotando funzionari delle forze dell’ordine, per lasciar vedere quello che si vuole far vedere. La mafia non è solo un problema da reprimere, ma è un problema culturale , economico e morale, un problema di ordine pubblico e istituzionale.
Sette anni fa mio padre mi disse: “Vuoi fare il dipendente e vivere una vita pacata e serena, o vuoi fare l’imprenditore e dare il massimo di te stesso anche a rischio di umiliazione e incomprensioni per i soliti disfattisti del nostro povero sud?”; io, non ho avuto dubbi, e ho scelto subito di fare l’imprenditore, rinunciando a malincuore ad un diploma di laurea. E così sono imprenditore di un’azienda, la Bio Ecoagrim srl. Lei da poco arrivato al capo della Procura di Lucera con i suoi molteplici impegni non avrà potuto seguire le vicende giudiziarie che da quattro anni sta vivendo l’ azienda che dal 2007 svolge l’attività di compostaggio nel comune di Lucera. Il 7 maggio 2007 dopo appena due mesi di attività ha subito il primo sequestro preventivo, a cui è seguito il dissequestro del Tribunale del Riesame di Foggia. A giugno del 2010 è stato effettuato il sequestro alla collinetta retrostante l’azienda durante una fase di semplice operazione agronomica, dovevamo rendere fertile un terreno argilloso sottoprodotto di lavorazione dell’ex fornace fallita nel 1984 e solo per l’intelligenza professionale dei comandanti e funzionari della Guardia di Finanza di Lucera e San Severo, non sono stato arrestato io e tutti gli operai in fragranza di reato, si sono resi conto che l’azienda stava “tumultanto” semplice compost grigio (altro che discarica abusiva). Il 29 dicembre 2010 l’attività è stata nuovamente fermata per sequestro preventivo, e ancora una volta dissequestrata dal Tribunale di Riesame il 17 gennaio 2011, per le stesse motivazioni del primo dissequestro: i confinanti contestano gli odori di produzione dell’azienda. In data 13 luglio 2011 “La Corte Suprema di Cassazione” pronuncia la sentenza avverso l’ordinanza n. 3/2011 del Trib. Libertà di Foggia del 17.01.2011 accogliendo completamente il “Ricorso proposto dal P.M. Elisa Sabbusco”, rinviando nuovamente al Tribunale di Foggia la decisione finale. Sono state mobilitate due Procure, la Cassazione e la DDA e l’azienda per l’ennesimo sequestro del 29 dicembre 2011 è di nuovo paralizzata costringendo a casa 162 dipendenti: nessun processo avviato; e si continua a gettare benzina sul fuoco. Il catalogo è eterogeneo, ma univoco nel segnare un indirizzo lesivo verso la Bio Ecoagrim tanto da profilare chiaramente una situazione volutamente facinorosa.
Sequestri, pilotati e condizionati da documentazioni false e artefatte da alcuni funzionari di P.G. a cui un Magistrato non può sindacare per mancanza di tempo ma convalida l’ennesima aggressione, un discredito incessabile e una deformazione della prassi dell’attività con il ricorso ordinario alla decretazione e con la insistita reiterazione dei sequestri. Frequenti attacchi mediatici ad un’azienda giudicata ormai da quattro anni inidonea volutamente da chi sa chi per perseguire unilateralmente un‘azione ad personam, con esorbitante controllo dei mezzi di informazione e di formazione della pubblica opinione. Pesanti accuse mediatiche. Sono state presentate denunce di estorsione e/o concussione, inizialmente archiviate e poi riaperte, altre non notificate o che sono rimaste tali quasi esclusivamente sulla carta perché da quattro anni di fatto, nulla si muove e a me e a tutti i dirigenti aziendali non è dato avere risposte giudiziarie, e meno che meno risposte favorevoli. Che cosa sta succedendo? Perché questo accanimento verso questa azienda?! Tutti questi ingredienti lasciano pensare ad alcune compenetrazioni irregolari all’interno del tessuto istituzionale. Ma, allora, questo è un sistema che legalizza l’illegale? Non sono solo folli pensieri i miei, o frutto della mia giovane immaginazione; ma cronaca puntuale perché questa gente sta stringendo la morsa al punto da innescare una reazione di esasperazione inaspettata e inimmaginabile: dopo quattro anni di silenzio anche se con l’inconsapevolezza della mia giovane età voglio dire basta. I segnali sono evidenti. Questa situazione si mangia la voglia di investire anche ad altri imprenditori che preferiscono impegnarsi a costruire nuove aziende produttive in Romania, Albania e altri paesi sottosviluppati ove non esiste la mafia dei colletti bianchi sono tutti lavoratori. E di conseguenza si mangia le opportunità di lavoro, di crescita economica, la stessa voglia di intraprendere, di firmare concreti e forti impegni finanziari con gli istituto di credito e farli fruttare, con beneficio di tutti. Per l’azienda Bio Ecoagrim fino ad oggi sono stati investiti oltre 13 milioni di euro grazie all’accesso che la mia famiglia ha con il sistema creditizio, oggi gli Istituto di credito che hanno finanziato il progetto “impianto di compostaggio” hanno il diritto di vedersi restituire negli anni i loro capitali, e la mia famiglia tiene ai suoi impegni con tutti. Una successione di pressioni, intimidazioni e forzature che vanno avanti da quattro anni senza giustificazioni. Queste tribolazioni hanno condotto la mia famiglia e i nostri dipendenti a uno stress intollerabile. A chi giova un simile fatto? Chi ha l’interesse di far chiudere l’ azienda. Perché non è stato ancora avviato nessun processo? Perché nei tribunali si susseguono P.M., DAA. In prima battuta si potrebbe pensare che si vuole dare spazio ad altri investimenti, forse per gli inceneritori? Perché l’iniziativa del 10 dicembre indetta dal Coordinamento Provinciale di Cerignola è stata disertata, nonostante la presenza del professore di chimica americano Paul Connet. Perché si sta attuando un suicidio commerciale della Bio Ecoagrim srl e a vantaggio di chi? Se seguissi semplicemente la logica non sarebbe possibile trovare una risposta sensata. Non posso che affidarmi all'intuizione e seguire i movimenti delle foglie per capire da che parte tira il vento.
Dopo quattro anni di indagini, dunque, tutto è ancora in fase istruttoria, non c’è stata una udienza non è stato escusso un test non è stata aperta una pagina dei 7 fascicoli di indagini che mi vedono protagonista di ben 12 atti di imputazione e accusa. Il protrarsi delle cause legali, il rischio di perdere tutto mi inducono a giocare la carta mediatica, tentando di far conoscere la mia vicenda tramite i media. Ormai disincantato e privo di fiducia nel sistema, ma con la coscienza civile di libero cittadino che si possono ancora gettare le basi per una vera rivoluzione che abbatta questo stato di cose, spero che si trovi la forza e il coraggio di essere diversi dagli altri, per dare al sud l’occasione di mettersi al pari delle regioni settentrionali più ricche e sviluppate il tutto a nome di tanti altri miei coetanei e amici di scuola che sebbene laureati a pieni voti non ancora oggi trovato un’attività. Non so se lei leggerà mai questo testo. Tuttavia avendo conosciuti l’uomo che ha abbattuto la mafia due volte: nei Tribunali e sopratutto in modo mediatico avendo avuto anche il coraggio di scrivere un libro contro questi delinquenti, la voglio imitare e raggiungerVi anch’io in modo mediatico e sono sicuro che nel preciso momento in cui l’avrà fatto, prenderà in mano la situazione e si attiverà per far emergere la verità e la vera Magistratura che anche se lenta ha sempre fatto trionfare la vera Giustizia. Spero, anche nell’interesse degli atri dipendenti della Bio Ecoagrim di vederLa alla conferenza stampa del 5 gennaio, mi onoro nel cogliere l’occasione distintamente e con ammirazione salutarVi.
Concludo augurandole ogni bene, e ringraziandola perché grazie al suo libro, le mie idee si sono rafforzate come nessun libro di autori avrebbe mai potuto rafforzare.

Stefano Montagano
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